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Esiste un PRISM italiano?

Esisterebbe un patto segreto tra grandi aziende e Stato per trattare i dati dei loro archivi. In nome della lotta al terrorismo, anche in Italia ci sarebbero i presupposti per un PRISM, secondo Fulvio Sarzana, che da qualche tempo denuncia le convenzioni tra i servizi segreti del paese e giganti come Telecom e FinMeccanica. Tutta colpa del decreto Monti emanato senza alcuna pubblicità lo scorso 24 gennaio.

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In questo testo (PDF) si stabilisce una operatività extragiudiziale che consente di velocizzare tramite convenzioni il trasferimento di dati dall’azienda privata all’intelligence pubblica. Ovviamente in nome della sicurezza. Su Repubblica da tempo si sta costruendo una grossa inchiesta sul lato italiano di questo fenomeno, per capire qualcosa di più su un intricato rapporto tra database privati e trattamento dei big data che forse non c’entra nulla con Orwell ma ricorda comunque uno scenario distopico.Il settimo articolo di questa inchiesta è dedicato alla questione sollevata da Sarzana e per la prima volta si passa dalle ipotesi ai nomi e cognomi.

Telecom, Alitalia, Poste Italiane, FinMeccanica hanno già firmato

La direttiva dell’ex governo Monti che apre le banche dati ha prodotto una convenzione che è già stata firmata da undici società negli ultimi tre mesi. Società che definire rilevanti è dire poco: ci sono Telecom, Poste Italiane, FinMeccanica, Alitalia, l’Agenzia delle Entrate. I loro database contengono le attività, gli spostamenti delle persone, i loro dati fiscali, raccontano di interessi industriali, infrastrutture di comunicazione. Ci sono le informazioni e ci sono quelli che consentono di distribuirle.

Per la prima volta nella storia del paese, Aise e Aisi possono accedere direttamente alle “banche dati di interesse” di operatori privati “che forniscono reti pubbliche di comunicazione” o che gestiscono “infrastrutture critiche di rilievo nazionale ed europeo”. Categorie in cui rientra di tutto: dagli ospedali agli aeroporti, dalle basi militari ai colossi della telefonia. Basta firmare la convenzione, non serve nemmeno l’autorizzazione di un magistrato. Di quei documenti il Dis, l’organismo che coordina le due agenzie di sicurezza, ne ha già firmati undici con altrettanti operatori. E ce ne sono altri venti in corso di definizione.

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