Intervista a Pasquale Gangemi, Head of SEO di Pro Web Consulting. 1

Intervista a Pasquale Gangemi, Head of SEO di Pro Web Consulting.

Quest’oggi invece di parlare di tecnologia in genere, vogliamo parlarvi di un’azienda che ha fatto della qualità il suo credo, stiamo parlando di Pro Web Consulting. Di seguito l’intervista effettuata a Pasquale Gangemi.

 

  1. Di cosa si occupa Pro Web Consulting?

La SEO Agency Pro Web Consulting è un’agenzia verticale, ci occupiamo in maniera altamente specializzata di ottimizzazione per i motori di ricerca. I nostri servizi sono SEO, Web Analytics e reputazione online, con un occhio di riguardo alla consulenza e alla formazione.

  1. SEO o non SEO, questo è il dilemma. Quali tipi di siti non possono proprio fare a meno dell’ottimizzazione?

Pochi siti possono farne a meno, forse solo qualcuno in ambito strettamente B2B ma, anche in questo caso, nonostante i bassi volumi di ricerca ne beneficerebbero in termini di ampio margine di conversione. I maggiori vantaggi li hanno i portali editoriali, che possono ottenere grandi risultati anche da piccole modifiche in ottica SEO. Ci sono poi settori molto competitivi, come trading, gambling e insurance, che non possono davvero prescindere dall’ottimizzazione: senza di essa, infatti, sarebbero costretti a investire notevoli budget in PPC.

  1. C’è differenza tra la SEO per un e-commerce e quella per un portale editoriale?

Potremmo dire che si tratta di due “sport” diversi. Gli e-commerce, solitamente, usano CMS molto complessi rispetto a quelli editoriali e presentano macro-criticità che possono impattare negativamente sulla visibilità organica: contenuti duplicati (soprattutto per negozi online che rivendono prodotti di terzi e che importano le descrizioni da database già presenti online) ed errata gestione delle lingue sono solo due esempi di problematiche da affrontare. Per i portali editoriali, invece, bisogna prestare grande attenzione al contenuto, non solo nell’immediato: è bene ottimizzare i contenuti studiando volumi e trend di ricerca in specifici periodi, preparando piani editoriali ad hoc anche per i mesi successivi, in modo da anticipare ed intercettare le ricerche degli utenti.

  1. Si parla sempre più spesso di internazionalizzazione. Anche in ambito SEO?

Si potrebbe dire che è un vantaggio intrinseco del web: non sei in un luogo fisico, quindi puoi essere raggiunto da potenziali clienti ovunque nel mondo. È importante capire che l’utente della Rete è sempre più informato e questa consapevolezza accorcia le distanze, anche in ottica di acquisti online. Secondo recenti stime, Google registra ogni giorno il 16% di nuove query di ricerca: ciò significa che gli utenti cercano prodotti e servizi nuovi, con termini e parole sempre più specifiche. Non bisogna semplificare troppo su un portale internazionale: non basta tradurre pedissequamente il proprio sito in un’altra lingua perché esso risulti ottimizzato per quel mercato.

  1. Come si approccia dal punto di vista strategico un portale multi-lingua e dedicato a più mercati differenti?

Ci sono tre aspetti fondamentali da cui partire nell’impostazione di una strategia per un portale multi-lingua:

  • Il sito ha una sola lingua per ogni Paese oppure più di una? In molti caso, vengono proposte le varianti della stessa (ad esempio, lo spagnolo per la Spagna e quello per il Messico), oppure ogni Paese presenta tutte le lingue e le valute degli Stati verso cui è possibile effettuare le spedizioni;

  • Tutti i servizi vengono offerti con le stesse modalità in tutti gli Stati?

  • Come sono gestite le URL e i domini: sottocartelle, sottodomini, estensioni localizzate o parametri?

Una volta analizzati questi aspetti si può definire una visione strategica. Un errore comune è fare l’analisi su un singolo mercato, ad esempio l’Italia, e poi pensare che basti tradurre i risultati per le altre lingue. Nulla di più sbagliato, ogni mercato necessita di uno studio a sé.

  1. Potrebbe farci un esempio di progetto internazionale che state portando avanti?

Tra i più sfidanti ci sono certamente quelli legati a trading e forex, settori competitivi per antonomasia, per i quali sviluppiamo anche progetti complessi, su lingue come l’arabo o il russo. Pensate a un Google che si legge da destra verso sinistra o al semplice fatto che utenti di un’altra cultura hanno anche comportamenti di ricerca differenti.

  1. Nel settore si parla di rich snippet: sono davvero essenziali per il posizionamento?

Essenziali no: i rich snippet sono informazioni aggiuntive che noi forniamo ai motori di ricerca e che i motori di ricerca forniscono all’utente in SERP. Importanti, invece, sì: non sono fattori di posizionamento ma possono incidere sul CTR (Click Through Rate) e si usano con successo per le ricette online, i video, le recensioni o i prezzi dei prodotti. Google è sempre più incline a mostrarci in SERP risposte precise alle nostre domande; inoltre, in un futuro prossimo tutti gli smart device, non solo smartphone e smartTV, si interfacceranno con Google: mi piace pensare che il frigorifero potrebbe darmi indicazioni su cosa acquistare in base alle mie ricerche e a dove ho già fatto spese in ambito food. È stato anche siglato un accordo tra Google, Yahoo e Bing per creare uno standard di codice che fornisca info ai motori di ricerca: saranno sempre più i dettagli visibili in SERP, aggiunti direttamente dai webmaster.

  1. SEO e Brand Reputation: quanto sono legate?

Si tratta di una questione complessa. La Brand Reputation sui motori di ricerca serve a generare maggiori visite e a indirizzare gli utenti sulle pagine ufficiali di un brand, personaggio o prodotto. Ci sono essenzialmente tre richieste legate al servizio di analisi della reputazione online: un marchio può volere un abbinamento più forte tra il nome-brand e il proprio prodotto di punta; un cliente che rilevi risultati negativi in SERP, considerati non veritieri e infamanti, può decidere di posizionare contenuti “buoni” per contrastarli; infine, in caso di omonimia, è bene posizionare in prima pagina il nome del brand reale rispetto a omonimi e imitazioni, perché i volumi di traffico sul nome-brand sono sempre elevati.

  1. Quali sono le caratteristiche fondamentali per essere un buon SEO Specialist?

Sono essenziali la capacità di avere una visione d’insieme, l’organizzazione e l’ordine: questo perché la SEO implica molte attività, semplici se prese singolarmente ma incredibilmente complesse se interconnesse. E poi, senza dubbio, la passione: non è un lavoro che può finire quando si esce dall’ufficio, bisogna avere una curiosità costante, aggiornarsi e sperimentare sempre, anche nel tempo libero.

  1. Quali saranno i trend SEO del 2016?

A dire il vero, non credo ci saranno grandi differenze rispetto al 2015, a dispetto del recente aggiornamento di Google (molti lo attribuiscono a Panda, ma non c’è ancora nessuna certezza). Di certo ci troveremo di fronte a una macchina sempre più evoluta, che andrà a penalizzare tutti quei siti che ancora non rispondo alle best practice della SEO.

Molti diranno che la SEO è morta: sono 10 anni che lo sento ripetere ma, fino a quando Google farà una classifica di siti web nei risultati di ricerca, questo non succederà mai, perché vuol dire che ci sarà anche un modo per raggiungere quelle posizioni.

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Pasquale Gangemi, Head of SEO di Pro Web Consulting.

Massimo Uccelli
Fondatore e admin. Appassionato di comunicazione e brand reputation. Con Consulenze Leali mi occupo dei piccoli e grandi problemi quotidiani delle PMI.

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