Al Qaeda, il terrore che prende forza dalla Rete

Sicurezza informatica (e non solo) e privacy degli utenti. Il tema è di quelli caldi, che da settimane ormai invadono quotidianamente i media internazionali, da quando è scoppiato il caso Datagate e il governo americano è tornato a ribadire l’importanza del monitoraggio di tutte le informazioni sensibili che transito sulla Rete per proteggere Paese e cittadini dal potenziale rischio terroristico di stampo qaedista.

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SICUREZZA A SCAPITO DELLA PRIVACY.

Il caso di Edward Snowden, la ormai celebre ‘talpa’ del Datagate ha messo in rilievo una questione fondamentale: è lecito violare la privacy dei propri cittadini per garantirne la sicurezza? A questa domanda, che pone quesiti etici e morali legati alla ragion di Stato, è difficile rispondere.
Soprattutto quando emerge con quale sofisticatezza tecnologica al Qaeda usa software e sistemi crittografati per comunicare nel mondo. Stati Uniti, Yemen o Nigeria non fa differenza.

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I FLUSSI DI DATI DEI SITI JIHADIASTI.

Rita Katz, direttore del Site, un gruppo di intelligence che monitora e studia i flussi di dati dei siti web jihadisti, non ha dubbi: «I ragazzi di al Qaeda non vivono in una bolla. Fanno parte di una realtà che sta affrontando le intercettazioni dell’intelligence americana con migliore tecnologia mai creata. Stanno cercando di avanzare sempre più dal punto di vista informatico affinché possano consegnare messaggi e dati senza esser intercettati».

SERVER DISLOCATI IN ZONE REMOTE.

Negli ultimi 10 anni, infatti, la tecnologia jihadista ha compiuto passi da gigante, facendo in modo che la Nsa difficilmente rilevi le loro tracce. Attraverso l’unione di programmi crittografati e software di completo anonimato, con server dislocati in zone remote del mondo, al Qaeda ha sviluppato un sofisticato modo di comunicare e passare informazioni.
Un sistema così complesso e raffinato che sta mandando in confusione la sicurezza americana, come confermato dalla chiusura di 19 ambasciate a stelle e strisce per più di una settimana ad agosto in alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente.

NSA-Surveillance-Program

La Nsa, che controlla il 75% del traffico internet degli Stati Uniti, non riesce a star dietro come vorrebbe allo sviluppo tecnologico di al Qaeda. E lo X-KeyScore, il grande raccoglitore di dati che il Datagate ha messo sotto accusa, non basta a monitorare le operazioni potenziali ed effettive del terrorismo, soprattutto quello di stampo qaedista.

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